venerdì 4 agosto 2017

ITALIA: Se gli imprenditori sono trattati così ... i lavoratori peggio

Cari italiani, tutto ciò è frustrante e ingiusto ma avete lasciato che accadesse. Anzi avete dato della testa calda a chi vi avvertiva.  
Chi produce deve chiudere e andarsene, e sottrarsi alla morsa dello Stato estorsore criminale a forma di stivale.

Michele Guetta scrive:

"Riceviamo e pubblichiamo una storia italiana di un imprenditore che ha incontrato le idee libertarie e che è diventato nostro amico.
Si chiama Leonardo Leuci e questo è quanto ci ha scritto sulla chat di un social network in forma di sfogo personale.

«Ho lavorato per circa 15 anni nell’industria dell’ospitalità in giro per il mondo, per compagnie molto grandi come Accor Sandals ed altre, nel 2009 torno a Roma con un idea, aprire anche in Italia un tipo di bar che stava riscuotendo molto successo a New York e Londra, uno “speakeasy,” una sorta di bar segreto che si rifà ai locali del proibizionismo Usa, scopro dopo aver combattuto con tutta la burocrazia possibile che questo in Italia non è possibile, i bar devono essere aperti al pubblico e quindi è impossibile selezionare la clientela e tantomeno rendere il locale non visibile dall’esterno, più tutta una serie di altre limitazioni che non sto qui a raccontare, ripieghiamo quindi per l’apertura di un circolo privato, con licenza di somministrazione, quindi in regola, non quelli affiliati ad ARCI o cose simili ma un vero e proprio circolo privato.

Logicamente veniamo tartassati da chiunque, polizia, municipale, carabinieri, finanza, agenzia delle Entrate, NAS, amministrativa, vigili del fuoco, neanche avessimo aperto una distilleria clandestina, teniamo duro e dal 3° anno di attività veniamo inclusi tra i 50° World Best Bar equivalente dei 50° best restaurant. La visibilità scatena controlli quasi giornalieri da qualsiasi ente o corpo di polizia, ma resistiamo e cresciamo, apriamo una scuola di formazione professionale un altro locale in centro, un negozio dove vendiamo dei prodotti che abbiamo iniziato a produrre in collaborazione con una distilleria di cui diventeremo soci.

Abbiamo circa 30 dipendenti ora, tutti in regola, paghiamo le tasse richieste dallo stato, ma a loro non va bene e quest’anno si presenta l’Agenzia delle Entrate che ci dice che un locale famoso come il nostro (40 mt quadri 30 posti a sedere) deve fatturare almeno 3 milioni di euro l’anno e quindi ci chiedono 500 mila euro.

Intanto il marchio di liquori cresce ed io decido di spostare l’azienda a Londra perché in Italia non sarei mai riuscito a crescere, oggi grazie a questo spostamento esportiamo in 14 paesi. Se fossi rimasto in Italia sarei fallito visto che a fine anno non mi sarebbero rimasti i soldi neanche per pagare i fornitori.

In 8 anni abbiamo creato con 30 mila euro iniziali un locale che è considerato il miglior bar d’Italia ed uno dei migliori al mondo ma stiamo pensando di chiuderlo perché nonostante il successo la battaglia con questo Stato è estenuante e impossibile da sopportare e sostenere, ed abbiamo creato un brand di successo riconosciuto come una delle eccellenze artigianali italiane più importanti nel mondo della liquoristica, ma ci siamo riusciti solo perché ci siamo spostati in UK .
Tutto ciò é frustrante ed ingiusto».

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